Al Kindi e i principi antichi

Al Kindi e i Principi Antichi
La vita

Al-Kindi (nato a Bassora nell’801 e morto a Baghdad verso l’873) fu a lungo il responsabile dei traduttori della “Casa della Sapienza” di Baghdad.

Nella Casa della Sapienza si traducevano sia i testi portati da Alessandria di Egitto, sia le opere filosofiche e scientifiche greche, armene, persiane e indiane.

Al Kindi aveva potuto accedere a centinaia di manoscritti che faceva tradurre ai suoi dipendenti, ma che accuratamente verificava e controllava.

Questi studi lo portarono a sintetizzare le sue conoscenze in molte opere e fu famoso come filosofo, matematico e scienziato.

Commentò gli scritti di Aristotele, di Platone, Porfirio e Proclo, ma scrisse anche opere di aritmetica, geometria, musicologia, alchimia, medicina, cosmologia, astrologia.

Importanti sono i suoi scritti sullo spazio e sul tempo e sulla teoria della luce, che servirono da base alla Scolastica, a molti Francescani ed ai Sufi.

Sull’intelletto in atto

Nello scritto tradotto in Occidente Sull’intelletto, parla di un intelletto potenziale che è distinto dall’anima ed è ad essa superiore.

Tale intelletto è connesso alle sfere celesti incorruttibili e viene direttamente da Dio, come i raggi che emanano dal sole: è da questo che deriva la conoscenza in atto.

In termini moderni, la conoscenza non può avvenire con le sole forze umane, ma solo quando ci viene inviata dall’alto.

Questo concetto è diametralmente opposto alla concezione moderna della scienza che progredisce con le sole forze umane non esistendo nulla al di fuori dell’uomo materiale.

Al Kindi riporta i concetti base della mentalità scientifica, quei Principi Antichi, quella necessità della sperimentazione che sarà sviluppata da Galileo Galilei:

È nostro costume in tutte le materie, di richiamare ciò che concerne gli Antichi, i quali hanno già detto tutto ed è la via più facile e la più breve. Ma poi occorre sperimentare per progredire in quelle parti dove loro non hanno detto nulla.”

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Questo sito non vuole disconoscere le conquiste eccezionali della civiltà moderna, ma vuole sottolineare come queste conquiste non possono essere disgiunte da quei principi che sono stati la base dell’umanità.

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